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Bilancio Comune: come si legge e dati 2013

16 maggio 2014 – Durante la serata di presentazione del progetto di bilancio partecipativo  la responsabile del settore finanziario del Comune di Arese Maria Teresa Faldetta ha proposto, con taglio divulgativo, un’interessante presentazione di come è strutturato un bilancio comunale, soffermandosi poi in particolare su quello di Arese. Una presentazione molto didattica, in grado di spiegare in maniera non tecnica le particolarità del bilancio di un ente, come un Comune si gestisce e dove finiscono i soldi che versiamo a titolo di imposta. E che abbiamo deciso di proporvi perché diversi lettori in più occasioni hanno manifestato l’interesse a saperne di più su questo argomento, che risulta spesso ostico ai non addetti ai lavori. Un ringraziamento doveroso a Maria Teresa Faldetta che tramite l’assessore Eleonora Gonnella ci ha inviato copia della sua presentazione. Facendo noi parte della moltitudine dei non addetti ai lavori, chiediamo in anticipo venia a chi ha competenze specifiche per le eventuali inesattezze formali e le eccessive semplificazioni della presentazione che potremmo avere fatto.

In generale il bilancio di un Comune è strutturato, come del resto ogni bilancio, in entrate e spese. Le entrate si suddividono in due macro aree: le entrate correnti e le entrate in conto capitale. Le prime sono quelle che permettono alla macchina comunale di funzionare mentre le seconde finanziano gli investimenti. Fanno parte delle entrate correnti le entrate tributarie, che provengono dai cittadini sotto forma di imposte, le entrate da trasferimenti correnti, che arrivano dallo Stato o da altri enti pubblici, e le entrate extratributarie, che provengono sempre dai cittadini e sono il corrispettivo pagato per la fruizione di servizi pubblici, per il pagamento di sanzioni amministrative conseguenti alla violazione delle norme, per l’utilizzo dei beni dell’Ente, da utili di aziende partecipate e per interessi attivi. Le entrate in conto capitale di suddividono, invece, in entrate da alienazioni e trasferimenti, che sono quelle originate dalla vendita di beni comunali, da trasferimenti dallo Stato, da altri enti del settore pubblico e da altri soggetti e dall’introito delle concessioni e sanzioni edilizie, entrate da riduzione di attività finanziarie ed entrate per accensione di prestiti, che sono quelle derivanti dall’assunzione di mutui e prestiti.

Le spese si suddividono, invece, in quattro categorie principali: le spese correnti, e cioè quelle sostenute per svolgere l’attività ordinaria e quindi per garantire il normale funzionamento degli uffici comunali e per offrire i servizi ai cittadini, le spese in contro capitale, che riguardano la cosiddetta attività straordinaria di gestione e la realizzazione e manutenzione straordinaria di opere pubbliche, l’acquisto di beni durevoli, i trasferimenti e i conferimenti di capitale, le spese per incremento attività finanziarie e le spese per il rimborso dei prestito contratti nel tempo dal Comune.

Il bilancio così strutturato deve poi essere realizzato in via previsionale per l’anno successivo. Il formato del previsionale è stato recentemente modificato dallo Stato, che sta cercando di uniformare la struttura con la quale i bilanci vengono redatti, in maniera tale che, cosa che non accade ancora completamente oggi, tutti gli enti pubblici li presentino secondo uno schema standard e quindi comparabile. Le previsioni di spesa vengono perciò ora classificate come Missioni e Programmi. Le Missioni rappresentano le funzioni principali e gli obiettivi strategici perseguiti dagli enti locali, utilizzando risorse finanziarie, umane e strumentali ad esse destinate. I Programmi rappresentano gli aggregati omogenei di attività volte a perseguire gli obiettivi definiti nell’ambito delle missioni. Detto in questa maniera sembra un po’ fumoso ma un esempio chiarisce meglio. Se si considera, ad esempio, la Missione 4 si vede che è quella relativa all’istruzione e al diritto allo studio. Questa Missione raggruppa quindi le voci di bilancio relative al suo titolo, come istruzione prescolastica e altri ordini di istruzione, servizi ausiliari, diritto allo studio e via dicendo, fino a comprendere tutte le voci di spesa relative allo specifico settore.

Definita la parte teorica, nella sua presentazione Faldetta ha poi esposto i dati relativi al bilancio consuntivo 2013 del Comune di Arese, che ha registrato entrate per 18.734.000 euro, dei quali 13.157.000 euro di entrate correnti. Tra questi 8.544.000 euro derivano da entrate tributarie, 2.637.000 euro da contributi e trasferimenti e 1.976.000 euro da entrate extratributarie. Alla cifra complessiva hanno poi contribuito le entrate per investimenti (4.716.000 euro) e l’avanzo di cassa utilizzato (861.000 euro). Le uscite 2013 sono, invece, state pari  16.520.000 euro, con le spese correnti, quelle che servono a far funzionare Arese nel suo complesso, che sono state 13.812.000 euro. Le spese in conto capitale sono state di 2.668.000 euro e quelle per il rimborso di prestiti solo di 40.000 euro, in quanto il commissario Anna Pavone durante la sua reggenza aveva provveduto ad estinguere praticamente tutti i mutui del Comune, che oggi non ha di fatto indebitamento verso banche e istituzioni finanziarie.

E’ interessante anche vedere dove il nostro Comune spende di più e quali sono, invece, le aree che beneficiano di minori allocazioni. Le spese correnti per funzione evidenziano che Amministrazione e controllo è la voce di spesa più rilevante, per la quale le uscite 2013 sono state pari a 3.725.000 euro. Sopra al milione di euro anche Gestione territorio e ambiente (2.868.000), Settore sociale (2.820.000) e Istruzione pubblica (1.983.000). Le altre voci di spesa corrente a bilancio sono Viabilità, sicurezza e trasporti (822.000 euro), Funzioni di polizia locale (696.000), Cultura (637.000), Sport e tempo libero (193.000) e Sviluppo economico (68.000).
Sintetizzando tutti questi numeri e mettendo insieme la gestione in conto corrente e quella in conto capitale quello che risulta è che l’esercizio 2013 del Comune di Arese si è chiuso con un avanzo di amministrazione di 15.575.302,44 euro. La gestione corrente ha prodotto un avanzo di 166.519,47 euro mentre quella in conto capitale di 2.047.792,78. Un risultato che ha permesso ad Arese di rispettare gli obiettivi imposto dal Patto di stabilità per il 2013. Agli oltre 15 milioni di risultato finale ci si arriva poi con gli avanzi riportati nelle amministrazioni precedenti e bloccati dal Patto di stabilità, che sono di 11.295.139,44, ai quali va, infine, sommata la gestione dei residui per 2.065.850,75 euro.

“Il rilevante avanzo di amministrazione – spiega chiudendo la la sua presentazione Faldetta – formatosi principalmente a causa dell’impossibilità di effettuare pagamenti in conto capitale e di utilizzare l’avanzo di amministrazione degli anni precedenti, anche se stanziato in fase di previsione, per rispettare il patto di stabilità interno 2013, viene considerato dalla legge entrata straordinaria negli esercizi successivi e dovrà essere utilizzato per finanziare investimenti nel rispetto dei limiti di spesa imposti dal patto di stabilità interno”.

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