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Commercio locale: 5 “no” da parte del Comune

23 luglio 2016 – Un’altra occasione persa. Solo così si può definire la vicenda del “III bando comunale per il sostegno delle microimprese”, al quale cinque commercianti del centro storico, insieme al Consorzio Sistema Bibliotecario Nord Ovest, hanno partecipato con un progetto di riqualificazione del commercio locale e del centro città. Nonostante l’impegno e l’interesse dichiarato anche dal Comune, la domanda di ammissione è stata infatti respinta, con motivazioni che francamente lasciano allibiti. Ma prima di entrare nel merito è meglio fare un passo indietro. Nell’ambito dell’Accordo di Programma (Adp) per l’area ex Alfa Romeo, il Comune di Arese ha ricevuto quasi due milioni e mezzo di euro per mettere in atto “misure di mitigazione e di compensazione socio economica, territoriale e ambientale”, specificando che tali “misure sono strettamente connesse e direttamente e prioritariamente interessanti l’intervento commerciale”.

Per concretizzare questi obiettivi, il comune ha indetto tre bandi destinati, almeno in teoria, al commercio locale. Le risorse complessive messe a disposizione con questo metodo sono state circa 550 mila euro, ma alla fine quelle effettivamente impegnate sono state poco meno di 145 mila euro. Nel terzo bando, infatti, su venti domande ben dieci sono state respinte. Il primo, va ricordato, era andato deserto, mentre il secondo aveva visto accolte quattro domande. Per trasparenza e corretta informazione va anche detto che la società eBiz Srl, editrice di QuiArese, è risultata assegnataria di un contributo pari a 8.201 euro per l’apertura del QuiArese TechCafé.

Tornando alle domande respinte dei cinque commercianti – El Bar Lafus, la Vineria delle Corti, l’Ortolano, il Laboratorio Quercioli e il QuiArese TechCafé, tutti associati Ascocen (Associazione Commercianti del Centro) – queste erano state formulate con l’idea che i fondi derivanti dall’Adp potessero essere impiegati non a beneficio dei singoli operatori, ma messi a fattore comune per un progetto più ampio: la creazione, promozione e gestione di un “centro commerciale naturale”. In questo articolo potete avere maggiori dettagli. Nel non ammettere il progetto al finanziamento, la commissione valutatrice scrive: “Le seguenti cinque domande […] tutte in partenariato con il Consorzio Sistema Bibliotecario Nord Ovest, sono tra loro valutate unitariamente, per espressa indicazione degli istanti che espressamente dichiarano di voler operare in rete”.

Il Comune motiva quindi così il suo diniego: “Le domande di cui sopra risultano INAMMISSIBILI per i seguenti motivi:

  1. risulta mancante l’iscrizione in Camera di Commercio del contratto di rete di cui sopra […].
  2. la presenza del Consorzio Sistema Bibliotecario Nord Ovest fa perdere alla rete il requisito di MICROIMPRESA […], essendo la sommatoria degli attivi patrimoniali dei componenti la rete stessa superiore al valore di 2.000.000€”.

Infine, si legge quanto segue: “Si esprime inoltre un giudizio di inammissibilità essendo le 5 domande esattamente identiche nel contenuto senza alcuna indicazione specifica delle attività e delle spese da intraprendere per ogni singolo richiedente sulla base del progetto presentato, non ravvisandosi altresì alcun requisito di innovazione specifico per le singole richieste invece previsto dal Bando.

A dare un giudizio così netto, e apparentemente senza appello, sono la commissione valutatrice e la responsabile del procedimento, tutti tecnici e/o funzionari del Comune. L’assessore Giuseppe Augurusa (con deleghe a politiche del lavoro, sviluppo e attività di impresa; partecipate e controllate; cultura; attuazione Accordo di Programma ex Alfa Romeo), che dovrebbe avere funzioni di indirizzo politico e controllo, è stato quindi invitato a commentare questa situazione. Inoltre, gli è stato chiesto quante delle società partecipanti al bando fossero appartenenti al settore del commercio e quante ad altri settori, visto che il bando era genericamente rivolto alle “microimprese”. A questa seconda domanda non è arrivata risposta, mentre alla prima l’assessore ha verbalmente affermato che le motivazioni gli sembravano “ineccepibili”, salvo poi invitare i commercianti a scrivergli in modo formale per verificare la possibilità di rivalutare il progetto. La strada normale, infatti, sarebbe quella di ricorrere al Tribunale Amministrativo Regionale (Tar), con i relativi costi e tempi.

La risposta dei commercianti non si è fatta attendere. “Siamo rimasti sinceramente stupiti da quanto deciso dalla commissione di valutazione,” si legge nella lettera inviata in Comune, per conoscenza anche al sindaco Michela Palestra. “Rispetto ai due punti da voi esplicitati per rigettare le nostre richieste, vogliamo qui sottolineare che:

  1. Non ci risulta che l’intenzione di voler operare in rete, ovvero in collaborazione, debba necessariamente tradursi nella formalizzazione di un contratto di “rete d’impresa”. Quest’ultima è una possibilità di legge offerta alle aziende italiane che vogliono cooperare, ma non un obbligo, almeno sino a quando soggetti diversi non intendono presentarsi a terzi come soggetto comune. Questo non è il nostro caso, proprio perché il bando è rivolto alle microimprese, quali sono quelle dei cinque richiedenti, ognuna delle quali si è fatta carico di uno degli aspetti del progetto, divenendo così unico e solo richiedente e beneficiario dell’eventuale contributo. Il lavoro in partenariato con il Csbno è una libera scelta dei richiedenti che stanno cercando di portare avanti un progetto ambizioso e innovativo per valorizzare il centro storico della città di Arese e che quindi ritengono di non poter contare esclusivamente sulle proprie forze.
  2. Come già accennato poco sopra, i partecipanti al bando sono le nostre cinque microimprese singolarmente, non la loro sommatoria, e tanto meno una sommatoria con il Csbno che, in qualità di partner e non di richiedente o beneficiario, non può certo cambiare la natura giuridica di microimpresa delle nostre aziende.

Siamo poi increduli di fronte all’affermazione che le 5 domande sarebbero ‘esattamente identiche nel contenuto senza alcuna indicazione specifica delle attività e delle spese da intraprendere per ogni singolo richiedente sulla base del progetto presentato, non ravvisandosi altresì alcun requisito di innovazione specifico per le singole richieste invece previsto dal Bando’. La relazione progettuale, presentata in comune dalle cinque microimprese, suddivide il progetto in cinque differenti azioni, ognuna delle quali in capo a uno dei richiedenti. Nell’all. B (Progetto) delle cinque domande viene specificato quale azione verrebbe intrapresa dal soggetto richiedente. Inoltre, in data 16 giugno e su vostra specifica richiesta, vi è stato inoltrato un documento integrativo da parte di ciascun soggetto richiedente contenente il bilancio previsionale delle attività.

La lettera si chiude poi con una considerazione sconfortante. “Tutto quanto evidenziato porta a una sola amara conclusione: anche questa è stata un’occasione persa per valorizzare il commercio locale e il centro storico di Arese, con risorse già disponibili e con un lavoro di aggregazione spontanea che non esitiamo a definire straordinario. In quanto all’innovazione prevista dal nostro progetto, vi invitiamo a rileggerlo con maggiore attenzione e rivalutarlo alla luce di quanto scritto. Non ci risulta esistano molte altre realtà come quella da noi proposta”.

Infine, non è mancato il commento del Csbno. “Lo spirito del progetto è quello di affermare che il commercio locale può continuare ad esistere e a fornire il proprio fondamentale contributo allo sviluppo socio economico dei territori e delle comunità solo se i singoli commercianti locali agiscono insieme, definendo insieme strategie e obiettivi e poi condividendo risorse e intelligenze per realizzarli”, si legge in una lettera inviata al Comune e ai commercianti. “In questo risiede l’innovatività del progetto di cui siamo stupiti non si sia colta la portata considerato che tutti i più avanzati studi contemporanei descrivono i percorsi a cui ci siamo ispirati e che anche Regione Lombardia, con i bandi sui distretti del commercio, ha voluto supportare proprio progettualità ispirate ai cosiddetti ‘centri commerciali naturali’.

Ora si attende la risposta del Comune, per capire se si possono riaprire degli spiragli di collaborazione e rimettere in moto una macchina di cooperazione che meritava probabilmente miglior sorte di una bocciatura in un bando comunale.

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