Home Cronaca

Fontana, ecco come nasce un’incisione

23 marzo 2016 – Insieme alla professoressa Francesca Magro la classe 4°A d’indirizzo figurativo del Liceo Artistico di Arese, ha partecipato al progetto ‘La Biblioteca Fantastica’ esponendo i sui lavori di incisione nella Biblioteca Nazionale Braidense (leggi qui). Ma come sono stati realizzati queste opere? Che lavoro, a livello pratico, hanno portato a termine i ragazzi dell’artistico?. Le incisioni raffiguranti scene di ‘Alice nel paese delle meraviglie’ sono state realizzate attraverso la tecnica della punta secca, che consente l’incisione di una lastra senza l’uso di acidi. Dopo aver inciso la lastra di zinco, gli studenti devono passare alla fase di stampaggio.

Prima di tutto preparano il colore, un inchiostro vischioso, lavorandolo con una spatola per fargli prendere aria e per ammorbidirlo e contemporaneamente mettono a bagno la carta da stampare per trenta minuti, poi la lasciano asciugare su dei giornali, in modo che sia morbida e che assorba l’inchiostro. Fatto questo, s’inchiostra la lastra e si stende il colore con un tampone, e l’inchiostro in eccesso viene poi rimosso con la tarlatana, un tessuto di cotone molto leggero e dalla trama allargata. Pulita bene la lastra, grazie anche a fogli di una rubrica telefonica, le ragazze sistemano la lastra su una dima, in altre parole un’impronta di riferimento per la posizione all’interno del foglio. Infine appoggiano il lavoro sopra la carta da stampare preparata in precedenza, coprono con un panno spesso il tutto e fanno girare sopra il torchio. Una tecnica laboriosa, quella utilizzata dagli studenti del Fontana, che è stata ora sostituita dalla stampa digitale.

La professoressa Magro, oltre a insegnare al Fontana, è un’artista contemporanea che a sua volta utilizza molto la tecnica dell’incisione. “Ecco l’arte l’opera d’arte: un’apparizione che ci coinvolge fino a stordirci. […] Qualcosa ci sembra di poter leggere. Ma nel momento in cui cerchiamo di capire questi segni, […] si inabissano. Ritornano all’enigma da cui son venuti”. In questa frase, tratta dal libro “Francesca Magro, Incarnazione del segno” di Giancarlo Ricci  si concentra il pensiero di Francesca Magro. L’opera d’arte è interpretabile, non è necessario che venga spiegata dall’artista, provoca riflessioni, effetti, interpretazioni diverse in chi la “legge”.

Francesca Magro dopo la laurea all’Accademia delle Belle Arti di Brera, si è specializzata in arte incisoria all’Accademia “Raffaello” di Belle Arti di Urbino. Espone sue opere con continuità sia in Italia (Milano, Monza) che all’estero (New York, Bojton-Svezia). La sua ricerca artistica è incentrata sull’anatomia dei corpi, la genetica, le biotecnologie, la robotica, quasi a definire un inquietante quadro di una possibile umanità futura. I soggetti dei suoi dipinti sono corpi, anzi corpi a pezzi, dotati di arti meccanici, scomposti, modificati, rovinati. I soggetti dei suoi quadri e tutta la riflessione che ne scaturisce sono più attuali che mai. In un mondo in cui  eutanasia, modificazioni genetiche, perfezione estetica del corpo, annullamento della diversità sono temi di dibattito frequente, siamo tutti invitati a rifletterci.

Servizio e foto di Silvia Garbelli e Marta Chiodaroli

© riproduzione riservata

Questo articolo può essere commentato sulla pagina Facebook di QuiArese