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Migranti: aperto e subito chiuso il centro di Mazzo

AGGIORNAMENTO DI SABATO 26 MARZO – E’ durato meno di una settimana il centro di accoglienza di Mazzo di Rho, voluto dal prefetto di Milano Alessandro Marangoni e subito contestato da ogni parte politica, almeno a livello locale. La conferma è arrivata ieri sera da Maurizio Lupi, capogruppo alla Camera dei Deputati per Area Popolare, dopo che la decisione era stata presa a livello ministeriale. Il centinaio di migranti presenti nel Campo Base di Expo 2015 è già in via di trasferimento in altre strutture. A preannunciare questa soluzione era stato nel tardo pomeriggio i sindaco di Rho, Pietro Romano, che in un post su Facebook aveva scritto: “A seguito dei vari colloqui e del lavoro istituzionale di questi giorni, mi ha da poco richiamato il Ministro Maurizio Martina preannunciandomi la decisione del Ministro Alfano di trasferire i profughi dal Campo Base di Expo che non verrà quindi più utilizzato per queste funzioni. Il Prefetto mi ha confermato che i profughi verranno trasferiti entro pochi giorni. Come al solito c’è chi lavora e chi appare in fotografia!!”. Qui sotto trovate il pezzo che, per una incredibile coincidenza, abbiamo pubblicato negli stessi minuti in cui Romano rendeva nota la novità.

25 marzo 2016 – Sono circa un centinaio, arrivano da numerosi Paesi africani e da pochi giorni sono ospiti in un centro di accoglienza alle porte di Mazzo di Rho. La decisione è stata presa dal prefetto di Milano, Alessandro Marangoni, per fronteggiare l’emergenza crescente: il centro allestito a Bresso dalla Croce Rossa Italiana (Cri) non bastava più. Così il Campo Base di Expo 2015 lasciato libero dagli operai che hanno lavorato all’Esposizione Universale è diventato il secondo centro di accoglienza gestito dalla Cri. E le polemiche non si sono fatte attendere. Persino i sindaci di centro-sinistra della zona, da Pietro Romano di Rho a Michela Palestra, hanno espresso contrarietà, prima di tutto per il metodo decisionale scelto e poi per le modalità dell’accoglienza stessa.

Il prefetto ha preso la sua decisione senza informare gli enti locali, che si sono trovati sul tavolo la notizia a fatti già avvenuti, senza poter né esprimere un’opinione, né prepararsi per tempo alle inevitabili difficoltà che una presenza massiccia di migranti in zona può comportare. I tempi di gestione delle pratiche burocratiche dei richiedenti asilo sono infatti molto lunghi, di norma superiori a un anno, e nel frattempo le persone non possono fare altro che attendere, senza un impiego e con poche possibilità di svolgere attività sociali e ricreative.

Non è questo il modo di gestire una situazione del genere,” dice Michela Palestra. “Il rischio è quello di creare dei ghetti. Una soluzione di questo genere è molto facile da trovare, ma è drammatica nel metodo”. Un’accoglienza gestita dalle associazioni territoriali potrebbe aiutare a tenere impegnati gli ospiti del centro evitando o smussando comportamenti poco graditi agli abitanti della zona.

Si tratta di una decisione presa in tutta autonomia dal Prefetto di Milano,” ha scritto in un comunicato Pietro Romano, “che se ne è assunto la responsabilità e che ovviamente ha l’autorità di disporre delle strutture per l’accoglienza dei profughi. Da parte mia nei mesi scorsi avevo già manifestato la mia contrarietà – che ho ribadito al prefetto – all’utilizzo di questa struttura”. Secondo gli accordi, il Campo Base dovrebbe infatti essere smantellato per restituire a Rho una zona adibita a verde pubblico.
La struttura, perfettamente visibile a chi entra in autostrada verso Milano a Baranzate, è composta da prefabbricati con una capienza di 500 alloggi. Quanti di questi verranno effettivamente utilizzati per ospitare i migranti non è dato sapere, ma non è improbabile che il Campo Base venga sfruttato per tutta la sua capienza. Per quanto tempo, per altro, non si sa: la mancanza di dialogo tra prefetto e sindaci locali non aiuta a capire.

Nel caso di Mazzo, la Croce Rossa si fa carico solamente degli aspetti assistenziali e umanitari, dato che la struttura non è di sua proprietà e che il vitto viene fornito da altre organizzazioni. “Le persone che si trovano a Mazzo,” dice Maurizio Gussoni, presidente regionale della Cri, “sono tecnicamente tutte richiedenti asilo. La loro situazione andrà valutata da un’apposita commissione, ma i tempi sono molto lunghi”. Difficile stimare i tempi medi di permanenza dei presunti profughi nel Campo Base, dato che per sua natura la struttura è destinata all’accoglienza temporanea. “Non è detto che queste persone rimangano a Mazzo fino all’esame della richiesta di asilo,” conferma Gussoni. “Come accade spesso a Bresso, potrebbero rimanere anche poche settimane prima di essere spostati in altre strutture”.

Nel concreto, la Croce Rossa si occupa di assistenza sociale, sanitaria e umanitaria, con un numero di addetti che varia secondo le (attuali) necessità tra le dieci e le venti unità. La Cri organizza corsi di italiano, cerca di facilitare i collegamenti con le famiglie lontane e, ovviamente, segue i migranti dal punto di vista sanitario. Secondo Gussoni non esistono minimamente rischi da questo punto di vista, dato che chi arriva sulle nostre coste viene visitato e assistito in loco prima di essere spostato nei centri di accoglienza come quello di Mazzo.

Più difficile è invece trovare un modo per tenere impegnati i ragazzi (si tratta per lo più di persone giovanissime tra 18 e 20 anni). “Noi tentiamo di coinvolgerli,” dice Gussoni, “ma come si può immaginare non è semplice”. Spesso chiedono di poter lavorare, ma purtroppo secondo le attuali normative questo non è possibile. Così i migranti non possono nemmeno essere coinvolti in lavori socialmente utili, che molti di loro chiedono di poter fare.

Posto che, almeno stando alle informazioni a disposizione, non si ha a che fare con delinquenti, rimane il problema di come tutelare il territorio e i suoi abitanti da possibili comportamenti poco graditi. “Polizia Locale e Carabinieri sono già stati allertati,” dice Roberta Tellini, assessore a Sicurezza e vigilanza del Comune di Arese. “Dalla prossima settimana faremo servizi in moto e in bicicletta per tenere la situazione sotto controllo. Lo scopo è quello di mostrare la nostra presenza sul confine di Arese e scoraggiare così chi eventualmente pensasse di venire sul nostro territorio.

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