02 marzo 2016 – Una mostra di fotografie che impressiona, che un po’ sgomenta perché muta indirizzo quasi a ogni passaggio… e fa rimanere perplessi. Cosa insegue Travaglini? Cosa ci vuol dire? Provo a entrare nei suoi viaggi di piacere e d’amore, perché la sensazione di godimento permea ogni sua opera. Nel mondo che osserva, dovunque si trovi, egli va a caccia di impressioni; non è alla ricerca di soddisfare un suo prescelto obiettivo che d’altronde non si pone; si abbandona a una innata curiosità, da esperto, e guarda.
Si affida all’impressione del momento, osserva la realtà che lo circonda. Va a una caccia in libertà, senza paletti mentali. Attende che l’occhio esperto gli trasmetta un’emozione stabile, di rado si fa sorprendere dalla casualità improvvisa. Cerca qualcosa che lo stupisca, che nasconda un messaggio, che evochi un dramma (come “Un’offesa alla natura”, come “Neve sulle macerie”), una solitudine (come “Un uomo stanco nel bar”), una gioia intima (come “Le viste panoramiche sui monti”). Non ha fretta, attende l’ombra che arriva, cerca l’angolazione opportuna, e perfeziona la geometria di un’opera d’architettura.
Eppure a volte la realtà gli offre un’improvvisa casualità d’immagine, che coglie, fissa ma poi relega ad avvenimento eccezionale (come “La fanciulla che scivola sul bagnato”, come dove “Ruba al mare e all’onda un gioco di prestigio sulla rena”). Non è geloso della sua arte: offre a chi lo ascolta i segreti delle sue opere, li descrive e apre un ricco bagaglio di esperienze e di effetti raggiungibili. E ci spiega come: poiché la sua foto deve superare l’esame del suo perfezionismo evocativo, allontana dal quadro finale qualsiasi disturbo ritenga o giudichi superfluo, non cancellando o modificando, ma solo chiudendo il quadro nell’essenziale contorno.
Ogni foto è segnata da purezza, perché nelle sue opere non c’è alcuna manipolazione correttiva. C’è bellezza, c’è sorpresa, c’é verità, c’è amore. E l’ammirazione di chi guarda e legge le sue opere.
Servizio di Guido Fulchignoni
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