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Augurusa si dimette da assessore. “Nella mia scelta hanno prevalso le ragioni politiche”

04 gennaio 2021 – Giuseppe Augurusa poche ore fa ha rassegnato le sue dimissioni dalla carica di assessore con deleghe a Cultura, Politiche del lavoro e sviluppo di impresa e Società partecipate e controllate. E lo ha fatto in maniera tutt’altro che banale, evitando cioè le classiche formule di rito, scegliendo di spiegare analiticamente tutte le ragioni del suo dissenso nei confronti della giunta della quale ha fatto parte fino a poco ore fa. “Questa mattina – inizia Augurusa – ho rassegnato le dimissioni dalla carica di assessore del Comune di Arese con delega alla Cultura, alle Politiche del lavoro e sviluppo di impresa, alle Società partecipate e controllate. Dopo oltre 12 anni spesi nella vita pubblica locale e poco meno di otto, a metà del secondo mandato, nella funzione di amministratore pubblico, ruolo che credo di aver svolto con onore, abnegazione e spirito di servizio nell’esclusivo interesse della collettività, sono venute meno le ragioni personali e politiche per proseguire questa importante esperienza; in cui ho speso molto e che mi ha dato altrettanto”.

Come dicevamo, l’ex assessore spiega in maniera molto diretta le motivazioni di una scelta così drastica, non riducendole alle classiche “questioni personali”, ma introducendo nella spiegazione anche motivazioni politiche: “Gli impegni e le maggiori responsabilità professionali – spiega Augurusa – che mi portano sempre più spesso all’estero e che dal 2021, pandemia permettendo, si intensificheranno, non sono tuttavia sufficienti a spiegare quella che è stata una scelta difficile e per me molto dolorosa. Sono state le ragioni politiche a prevalere nella decisione di porre fine a questa lunga pagina, personale non meno che collettiva. Una decisione presa a malincuore a seguito di una progressiva ed inarrestabile divaricazione delle opinioni, delle valutazioni e degli orientamenti tra me, il sindaco e la giunta in questo secondo mandato, a cui hanno corrisposto scelte, atteggiamenti, approcci alla risoluzione dei problemi diversi”.

La decisione non giunge a sorpresa perché, come spiega l’esponente del PD, era già stata annunciata alla giunta da tempo, e rinviata nella sua formalizzazione a causa della particolare contingenza del 2020: “Il prevalere del senso di responsabilità – prosegue Augurusa – per la gestione della fase più acuta della pandemia a per la delicatezza di alcuni dossier aperti, ci ha indotto a rinviare questa separazione ad oltre sei mesi dalla fase più acuta dello scontro politico, trasformatosi, nel frattempo incomprensibilmente, in scontro personale. Una progressiva diffidenza contro cui nulla ha potuto neppure il grande lavoro e le tante soddisfazioni condivise di questi anni, unanimemente riconosciute, di cui, tra le altre che mi hanno direttamente coinvolto, mi piace ricordare: un nuovo centro civico offerto alla città, la profonda razionalizzazione del sistema delle Società partecipate, l’autonomia finanziaria della Gallazzi Vismara, oggi nuovamente messa a dura prova dagli effetti anche economici del Covid, l’approvazione dei piani dei distretti naturali del commercio, un nuovo volto all’offerta culturale del nostro Comune”.

Al suo partito, Augurusa, riconosce gli sforzi per tentare di mediare per la ricomposizione di rapporto deteriorato tra lui e la giunta: “Un clima – prosegue l’assessore dimissionario – che non ha tuttavia impedito al Partito Democratico, che ringrazio, di cercare pur non riuscendovi, la ricomposizione di una frattura nell’interesse dell’amministrazione pubblica, della nostra comunità politica e, forse, anche del progetto politico futuro verso il 2023. Un appello quello del PD locale che affonda nella nostra storia comune e guarda al futuro prossimo, del tutto inascoltato e che ha finito per risolversi nella presa d’atto di una separazione ‘consensuale’. D’altra parte, quando il passato è un fastidioso impaccio ed il futuro un’imperscrutabile incognita, prevale la propensione a vivere in un eterno presente nel quale, come ci ricordava quella straordinaria ragazza del novecento che risponde al nome di Rossana Rossanda: ‘i figli (politici) per crescere hanno sempre bisogno di uccidere padri e madri’. Si conclude quindi in un imprevisto finale di partita una lunga storia comune, cominciata con le elezioni del 2009, proseguita con quelle del 2012, passando per la felice intuizione della costituzione del Forum per la Città, esperienza che ha integrato le tante risorse umane del Partito Democratico con una nuova classe dirigente civica, protagonista indiscussa dell’ultimo decennio della nostra vita politica ed amministrativa. Esperienze tra loro anche controverse, che tuttavia hanno contribuito progressivamente a destrutturare la destra locale creando le premesse per un centro sinistra di Governo nella città storicamente tra le più moderate della nostra provincia. Una lunga storia (da cui, tra l’altro, ho tratto grande ispirazione per il mio secondo romanzo), che, a mio giudizio, non è stata tuttavia sufficiente a consolidare il ‘progetto’ della prima ora e che ha finito così per riacquisire progressivamente, nel secondo mandato, i difetti di sempre: quelli di una politica che si sente sempre assediata, autoreferenziale, sempre più rinchiusa nella nostra ‘casa rosada'”.

Che Augurusa non abbia scelto la via più semplice per motivare le sue dimissioni, lo dimostra anche il passaggio dove elenca una serie di enunciazioni a suo parere irrinunciabili, per le quali, evidentemente, viste le dimissioni, ritiene che invece la giunta della quale faceva parte aveva una visione differente dalla sua: “Vedete – spiega l’ex assessore – ora come allora continuo a pensare che la Giunta sia un organismo collegiale dove non servono né atti di fedeltà né cerchi magici, ma più semplicemente lealtà e rapporto dialettico che garantiscano tanto la libera espressione quanto l’efficacia dell’iniziativa politico amministrativa. Continuo a credere che i consiglieri comunali che sostengono la Giunta, non siano delle stampelle a cui è demandato il solo esercizio del voto, bensì un prezioso organismo di elaborazione ed orientamento politico delle scelte amministrative, chiamato preferibilmente ex ante e non ex post. Continuo a ritenere che le risorse pubbliche di sussidio debbano essere sempre erogate secondo principi di equità oggettivi anche, ed a maggior ragione, nelle situazioni di emergenza. Continuo a considerare le Società controllate e partecipate, i loro organi di Governo, non come avversari da blandire o controllare manu militari, ma collaboratori di un sistema più vasto dell’Ente locale. Aziende, Società o Consorzi, proprietà dei Comuni prima che della politica, da cui pretendere la garanzia e la qualità dei servizi, su cui esercitare il controllo nei limiti previsti dalla legge, ma a cui riconoscerne competenze e dignità professionale di partner, anziché il ruolo gregario di semplici fornitori, come con la nuova configurazione delle convenzioni stipulate fin dal 2014 ho provato a dimostrare. Continuo ad auspicare che i movimenti politici ed i partiti, a partire dal mio, il locale Partito Democratico, non si debbano limitare ad essere meri portatori d’acqua, ma debbano tornare a svolgere quella funzione indispensabile di elaborazione, indirizzo e visione, ruolo al quale, al contrario, sembra abbiano definitivamente rinunciato. Mi auguro che nel Partito Democratico, nei prossimi giorni, non ci si limiti al facile disappunto per le mie parole, ma si apra una seria e complessa riflessione sul nostro futuro. Continuo a preferire infine, amministratori che si sforzino di essere, oltreché apparire, davvero indipendenti, rifuggendo la tentazione narcisistica a ricoprire ruoli altri in organismi di governo esterni che possano determinare potenziali conflitti d’interesse, non perché vietato, ma perché inopportuno”.

Il passaggio finale delle sue dimissioni è naturalmente dedicato ai ringraziamenti, con uno sguardo su quello che potrebbe essere il suo futuro politico: “Ringrazio – conclude Augurusa – quanti hanno lavorato con me in questi anni: i dipendenti comunali e delle aziende municipalizzate, i consiglieri comunali, gli organismi di controllo che sono stati con me leali, mai fedeli. Auguro a questa amministrazione di arrivare indenne alla fine del suo ultimo mandato e formulo i migliori auguri alla collega che mi sostituirà; questa città non merita certo un ritorno al suo triste passato prossimo. Auspicabilmente però, provando a recuperare almeno alcune delle ragioni dello stare insieme che ci avevano contraddistinto e, per dirla con Enrico Berlinguer, riacquistando quella spinta propulsiva della prima ora, qualità entrambe: ragioni e spinta, che oggi mi appaiono del tutto sfumate. Per quanto mi riguarda e per quel che può interessare, continuerò ad occuparmi di politica, in altre forme e con altri mezzi, perché ci si dimette dalle cariche, si rinuncia alle indennità, ma non ci si dimette e si rinuncia alle passioni. Resto convinto che una politica fatta con dignità e spirito di servizio richieda sempre coerenza nei comportamenti, radicalità nei principi e pragmatismo nelle soluzioni. Da cittadino interessato alle sorti del luogo in cui vivo, se ne sarò ancora in grado, come ho fatto in passato, mi occuperò del futuro della mia città mettendo a disposizione la grande esperienza maturata in quasi tre lustri, senza alcun ruolo, alcuna candidatura, alcuna pretesa. A disposizione cioè, di quanti in vista del 2023 vorranno riprendere il percorso interrotto, alla ricerca di una nuova guida per la città dopo l’ineludibile fine del mandato dell’attuale sindaco. Non rivendico nulla, né gratitudine né risarcimenti, entrambe ad un tempo aspettative infantili e merce rara nella vita pubblica più che in quella privata, se non la libertà di esprimere sempre la propria opinione, anche pagandone un prezzo. Mi scuso quindi per qualsiasi sentimento o risentimento vi abbia potuto procurare, ed auguro a tutti buon anno, possibilmente migliore di quello appena trascorso”.

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