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La vicenda dell’assessore Ioli finisce sotto i riflettori del Consiglio comunale

24 giugno 2020 – Nei giorni scorsi ad Arese è esplosa una polemica che ha visto protagonista l’assessore Enrico Ioli e che è andata ben oltre i confini della città. Come QuiArese non abbiamo voluto alimentare inutilmente polemiche, critiche e purtroppo anche insulti. Di per sé, infatti, la vicenda personale dell’assessore non riteniamo abbia una rilevanza pubblica. Per dovere di cronaca, riportiamo oggi la vicenda nei termini in cui è stata presentata martedì sera in Consiglio Comunale, il cui video è disponile su YouTube.

La lettera di Ioli

Il tema è stato presentato dal sindaco Michela Palestra nello spazio dedicato alle comunicazioni. Ecco il suo intervento.

“Come ultima comunicazione vorrei leggere una lettera che l’assessore Ioli mi ha inviato:

Carissima Sindaca, carissima Presidente del Consiglio Comunale, carissimi Consiglieri,

come sapete da alcuni giorni sulla stampa, su un canale televisivo e sui social sono apparse notizie che mi riguardano; ritengo pertanto necessario portare a conoscenza del Consiglio Comunale i fatti in questione. Nel 2018 la mia famiglia ha aderito al progetto Caritas “Fra Noi” (https://www.franoi.org), presentato in Parrocchia e rivolto alle persone migranti che avessero concluso il percorso SPRAR per offrire loro un ulteriore periodo di permanenza di sei mesi in un contesto famigliare, facilitando l’avvio all’autonomia ed alla integrazione, senza alcun rimborso economico per la famiglia ospitante e sotto la diretta supervisione degli operatori Caritas.

Così abbiamo ospitato per quasi sei mesi un giovane migrante somalo al quale era già stato riconosciuto il diritto di asilo in Italia, con una storia drammatica anche se purtroppo molto comune a quella dei tanti migranti che cercano un futuro diverso, lontano dalla guerra che da oltre trent’anni dilania il loro paese, vivendo una esperienza famigliare molto intensa nel confronto con realtà che viste da vicino appaiono molto diverse da come spesso vengono rappresentate nel sentire comune. Il progetto è andato a buon fine, tanto che il giovane ha trovato lavoro e sistemazione fuori dalla nostra famiglia; abbiamo saltuariamente avuto contatti con lui, che ci raccontava di essere apprezzato sul luogo di lavoro e di voler intraprendere il percorso per ottenere la cittadinanza italiana.

A maggio 2019 abbiamo appreso dai giornali che il giovane era stato arrestato, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, insieme ad altre persone indagate per reati più gravi nell’ambito di una più vasta indagine antiterrorismo. Abbiamo cercato di incontrare il giovane, ma per diversi mesi non ci è stato permesso, non essendo parenti. Solo in ottobre siamo riusciti a ottenere il permesso di visitarlo nel carcere di Bologna, dove era stato portato in attesa di giudizio.

Il suo avvocato aveva richiesto al giudice la sostituzione della misura di custodia cautelare in carcere con quella più attenuata degli arresti domiciliari, ma purtroppo nel frattempo il giovane, a causa della detenzione in carcere, aveva perso sia il lavoro, sia la casa. Così ha chiesto se la mia famiglia fosse disposta ad accogliere nuovamente il giovane in attesa di giudizio (che ad oggi non è ancora stato fissato), scontando la custodia cautelare agli arresti domiciliari presso la nostra abitazione.

Nel febbraio 2020 il giudice “avuto riguardo al rilevante periodo di sottoposizione alla misura di massimo rigore e all’atteggiamento per altri versi collaborativo dell’indagato” ha accolto la richiesta degli arresti domiciliari presso la nostra famiglia, specificando che sarà “presso persone radicalmente estranee ai fatti per cui si procede“.

Durante i mesi trascorsi in carcere ha frequentato la scuola per ottenere la licenza media. Il cinque marzo di quest’anno il giovane è stato scarcerato e come da indicazioni del giudice ha raggiunto Milano in treno, da solo; lì siamo andati a prenderlo, recandoci presso la locale stazione dei Carabinieri, che l’hanno accompagnato a casa nostra, e hanno iniziato a monitorare giornalmente la sua presenza, a orari variabili e senza preavviso. Nei mesi trascorsi a casa nostra ha potuto continuare a studiare, e l’otto giugno, dopo aver ottenuto il permesso del giudice, ha potuto sostenere l’esame di licenza media, superandolo con i complimenti della commissione esaminatrice. Dopo la chiusura delle indagini, il quotidiano La Repubblica ha pubblicato la notizia della presenza in Arese del giovane agli arresti domiciliari e il deputato Cecchetti della Lega Nord di Rho ha inoltrato addirittura al Ministro dell’Interno Lamorgese una interrogazione per chiedere “più sicurezza per i cittadini di Arese”, sicurezza che a parer suo sarebbe venuta meno a causa della presenza del giovane in casa mia (sebbene non ne possa nemmeno uscire).

Ne è seguito un violento attacco mediatico che ha coinvolto non solo me, ma anche mia moglie e i miei figli, con rincorsa per avere mie dichiarazioni ai giornali, appostamenti di inviati di Rete4 Mediaset davanti al mio condominio, che hanno filmato l’ingresso e citato l’indirizzo di casa mia in televisione, con trasmissioni e articoli che hanno associato il nome del ragazzo a fatti gravissimi di cronaca dei quali non è affatto accusato, coinvolgendo anche il mio nome e la mia immagine in una sorta di processo mediatico sommario, celebrato senza alcuna garanzia in una fase in cui vi è una persona indagata, ma che non ha ancora avuto il processo in tribunale.

Questi i fatti; vorrei aggiungere alcune considerazioni. Tutta la vicenda si è svolta sotto la supervisione delle autorità competenti, non vi è stato nulla di segreto e tutte le figure che hanno compiti di controllo sono sempre state informate, così come io stesso ho informato la sindaca, i colleghi di Giunta e alcuni consiglieri, come pure i vicini di casa, i responsabili del Controllo di vicinato e la portineria del mio quartiere. Non vi è stata quindi nessuna volontà di nascondere qualcosa, perché non ho nulla da nascondere.

So bene che ricoprendo un ruolo pubblico ho rinunciato alla mia privacy; tuttavia, questo non comporta che anche la mia famiglia e i miei vicini di casa vi debbano rinunciare e considero quanto accaduto una grave scorrettezza, che danneggia non tanto il sottoscritto, quanto piuttosto una persona in attesa di giudizio che pertanto, per la nostra legislazione, è da ritenersi ancora innocente fino a prova contraria: giudicarla spetterà al giudice nella sede opportuna, non è compito mio.

La scelta di ospitarla in casa mia non ha nulla a che vedere con la mia attività di assessore e in questo senso è “privata” e personale, o meglio famigliare.

Ho collaborato con questa amministrazione e con la precedente per sette anni, sempre riconoscendomi in un progetto e in un perimetro valoriale che ho condiviso e nel quale ho creduto e credo ancora, che comprende i concetti di solidarietà, accoglienza, servizio, assenza di pregiudizio verso lo straniero, garantismo e fiducia nelle leggi e nella magistratura; credo che la scelta fatta dalla mia famiglia sia del tutto compatibile con questi valori.

Con stima, Enrico Ioli

L’intervento del sindaco

In seguito ad aver ricevuto questa lettera – ha proseguito il sindaco – io ho provato a farmi delle domande per meglio capire il punto sollevato da chi sta avanzando critiche o perplessità sugli effetti della scelta personale dell’assessore Ioli, sul ruolo pubblico che riveste. Tengo a chiarire che da un punto di vista formale non esiste alcuna incompatibilità, siamo quindi semmai nel campo dell’opportunità, non altro.

Deve essere chiaro a tutti che l’assessore non è coinvolto in alcun modo nella vicenda giudiziaria. Anzi, vorrei riprendere testualmente le parole del giudice che nel concedere gli arresti domiciliari presso la famiglia Ioli scrive: “Avuto riguardo al rilevante periodo di sottoposizione alla misura di massimo rigore e all’atteggiamento per altri veri collaborativo dell’indagato” e aggiunge in merito alla scelta di concedere gli arresti domiciliari a casa Ioli: “Presso persone radicalmente estranee ai fatti per cui si procede”.

L’assessore Ioli non è indagato, quindi. Tutti noi, e certamente anche l’assessore Ioli, condanniamo qualsiasi comportamento in violazione della legge, ivi compreso il reato di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”, accusa rivolta al ragazzo somalo ospitato sul quale la magistratura sta procedendo per verificarne il coinvolgimento.

Esiste qualche elemento che possa mettere in difficoltà l’amministrazione? Io non ne ho trovati. Certamente un po’ di clamore mediatico e una sovraesposizione non cercata, ma non altro. Forse possiamo anzi fare tesoro di questa vicenda come occasione di riflessione della cittadinanza su alcuni valori spesso dichiarati, ma in realtà poco praticati.

Quali sono le politiche ha adottato questa amministrazione in merito al tema dell’immigrazione? Ha dato la sua adesione a un progetto di ambito SPRAR e ha chiesto ai cittadini di mettere a disposizione appartamenti. In che modo possiamo giudicare inopportuna la scelta della famiglia Ioli di accogliere un rifugiato politico all’interno di un progetto Caritas coerente con questo indirizzo? In che modo avrei potuto obiettare questioni di opportunità all’assessore rispetto il suo ruolo pubblico quando ne sono venuta a conoscenza nel momento in cui la famiglia Ioli stava affrontando questa difficile decisione di ospitare o meno il ragazzo? Io credo in nessun modo.

Compito della politica è fare delle scelte, attuare politiche che siano rispondenti a quella linea di indirizzo che sottopone al giudizio degli elettori. Come persona ha messo in pratica azioni famigliari coerenti con il recinto valoriale che questa maggioranza sostiene. Riveste un ruolo pubblico e questo forse impedisce di essere persone che agiscono e assumono scelte in perfetta coerenza con quanto si sostiene? Non credo. Anzi, ripetiamo spesso che la politica è fatta da persone e che quello che viene chiesto ai politici, e noi siamo politici, è di essere esempio. L’assessore ioli lo è, prima di tutto come persona e certamente anche come assessore.

Un gesto di accoglienza definito anche dalla comunità cristiana “caritatevole” e che rende lui, molto più di tutti noi in verità, capace di essere esempio e non solo capace di bei discorsi e belle parole. Credo in un ruolo pubblico capace di assumersi responsabilità ed essere conseguente; credo che non agire in coerenza con i valori personali ed etici che guidano l’agito politico per paure di ripercussioni sia solo dare un altro motivo alle persone per non avere fiducia nella politica. Se dal rivestire un ruolo pubblico viene meno la libertà di agire in coerenza con gli atti che diventano forma e sostanza della politica anche locale, la politica ha fallito.

Piuttosto, riconduco la critica alle scelte della famiglia Ioli a un posizionamento di ideali diversi, scelte politiche diverse che devono essere rispettate, certamente, ma che segnano la differenza fra schieramenti contrapposti.

Ritrovo nei commenti, non quelli beceri e pieni di insulti che si qualificano da soli, ma in quelli che provano a mettere opinioni e contenuti e che volentieri provo a capire, cerco di approfondire… In quei commenti ritrovo le paure che noi tutti abbiamo, ritrovo la profonda verità che pochi di noi avrebbero avuto il coraggio di agire come la famiglia Ioli: tendere la mano a chi è in difficoltà lasciando ad altri, che ne hanno le competenze e il ruolo, il giudizio sulle azioni di una persona, senza far venir meno un aiuto. Aiuto non concesso a cuor leggero, ma che si riassume nel non girare la testa dall’altra parte e afferrare la mano di chi è in difficoltà, nel rispetto e nella modalità previste dalla legge.

Non trovo nulla di tutto questo in contrasto o non opportuno per lo svolgimento del ruolo di assessore: vedo rigore, etica, sacrificio personale, altruismo, carità umana e capacità di accoglienza.

Quindi senza esitazione rinnovo quindi la mia fiducia in Enrico Ioli ringraziandolo per il suo gesto, mi stringo alla sua famiglia, suo malgrado coinvolta in un clamore né voluto né cercato, sfociato da parte di qualcuno in toni e modi deprecabili, e dico loro “grazie” con tanta profonda stima.

La risposta di Vittorio Turconi

A seguito dell’intervento del sindaco, ha quindi chiesto la parola il consigliere Vittorio Turconi, capogruppo della Lega. Ecco che cosa ha detto:

“Buonasera a tutti. Ho ascoltato attentamente il discorso del sindaco e mi sembrava un discorso fuori luogo, perché mi sembrava più una predica da messa che un intervento da sindaco. Tanto per puntualizzare anche quanto è stato riportato nella lettera dell’assessore Ioli, ho qua davanti un documento del giudice per le indagini preliminari, presso il Tribunale di Bologna, in cui dice praticamente… cita il nome della persona agli arresti domiciliari e indica… agli arresti domiciliari ad Arese in via [omissis].

Quindi, la pubblicità di dove abita l’assessore Ioli è stata data da un giudice per le indagini preliminari, non è stata data… ed è una informativa, anche perché è datata 3 giugno, prima che uscisse tutto il pandemonio che è uscito. Quindi, non è vero che è stato diffamato l’indirizzo dell’abitazione, perché è uscito un documento rilasciato… ve lo faccio vedere se volete, poi dopo… ma tanto avete tutto perché… mi spiace che non vengano fatte chiarezze su queste cose, perché quella lettera lì, che è stata data al sindaco perché poteva parlare con più tempo, e quindi è stata letta dal sindaco, sarebbe dovuta arrivare prima, non sarebbe dovuta arrivare dopo. Perché se il gesto era quello di informare i consiglieri per dire che… Bene, sarebbe dovuta arrivare prima, invece è arrivata dopo che è nato tutto il pandemonio.

Quindi è una lettera che noi respingiamo completamente. Sono pienamente d’accordo con quanto ha dichiarato l’assessore Ioli che chi sbaglia e andrà, voglio dire, ad omettere quelli che sono determinati discorsi dove ci saranno denunce, querele e tutto quanto… giusto che l’assessore Ioli si tuteli se qualcuno lo dovesse offendere.

Noi come gruppo Lega in ogni caso con una persona che ospita a casa… che… nella lettera si cita molto lo SPRAR, ma quello è acqua passata, è il 2018. In questo momento a casa dell’assessore Ioli c’è una persona che è rinviata a giudizio per favoreggiamento all’immigrazione clandestina, cosa che noi non accettiamo e avvisiamo… poi non so mi dica il segretario come dobbiamo regolarizzare questa posizione… noi chiediamo le dimissioni dell’assessore Ioli, lo chiediamo a gran voce e in ogni caso informiamo da subito che sinché non ci saranno le dimissioni dell’assessore Ioli, la Lega non parteciperà ai consigli comunali. Punto.

Tutto il resto non ci interessa, le polemiche non ci interessano. Questa è la nostra posizione. Quindi io non entro nel merito dell’interrogazione fatta o meno, perché ognuno ne risponde politicamente per la posizione che ricopre. Io rispondo ad Arese come capogruppo, il nostro gruppo prende questa decisione. Se la dobbiamo formalizzare per iscritto non so, perché qui ogni giorno nasce una regola nuova in base al se c’è il sole o se c’è la nebbia… quindi se ci dite come fare…

In ogni caso noi se l’assessore Ioli non si dimette, noi abbandoneremo i consigli comunali. Saremo presenti perché non vogliamo sottrarci alla presenza, quindi una volta fatto l’appello salutiamo tutti e vi auguriamo buon lavoro.

Però, ripeto che anche in questo caso allora dire che è stato pubblicizzato l’indirizzo di casa dell’assessore su un documento rilasciato dalla Procura, quando si dice che invece è stato fatto in altri modi, anche questo è un gesto… non lo so. È scorrettezza? Dimenticanza? Perché c’è un documento che lo dice, non è che lo dico io: questo è un documento rilasciato da un tribunale. Però è stato omesso di dirlo, perché è stato detto che praticamente è stato così… reso pubblico l’indirizzo di casa dell’assessore come se fosse un segreto di stato, perché poi segreti non ce ne sono. In ogni caso chi ha pubblicato chiaramente l’indirizzo con tanto di paese e di via, mi spiace, è un documento rilasciato dal Tribunale di Bologna. Se non ce l’avete ve lo alleghiamo, ve lo mandiamo, è un documento tra l’altro, come ho detto prima, datato 3 giugno 2020.

Tutto il resto delle cose non ci interessano. Penso che abbandoneremo subito il consiglio. In ogni caso siamo a favore della commissione antimafia. Magari se chiederemo un’altra sull’antiterrorismo, che forse in questo momento è più adeguata. Per il resto non ho altro da dire o da aggiungere. Grazie. Quindi… ce en andemm.

L’opinione di Michaela Piva

Dopo le precisazioni del segretario comunale Paolo Pepe, che ha specificato che la richiesta della Lega risulta già formulata e che non servono quindi altre formalizzazioni, è intervenuta Michaela Piva, per ll Movimento 5 Stelle.

Noi abbiamo osservato i passaggi sui giornali e abbiamo già espresso separatamente la nostra opinione, ma la ribadiamo qua. Per noi Ioli ha corso… sta correndo un rischio per avere preso in carico una persona accusata di reati gravi, e come figura pubblica si è assunto un elevatissimo rischio. È vero che è in attesa di giudizio, però è già rinviato a giudizio, quindi c’è una parte preliminare che è già stata, diciamo, sviluppata.

Dopo di che, tutti sono innocenti fino all’arrivo del giudizio, questo lo diceva anche Berlusconi, quindi qui si può anche a fare in tempo ad andare in pensione prima che arrivi un giudizio. Oppure questa persona può anche patteggiare, quindi la vedo come un’imprudenza comunque. E come figura pubblica non mi sarei presa questo carico perché è incoerente… cioè, se è vero quello di cui è accusato, è incoerente con una figura pubblica, quindi per me l’assessore si è preso un elevatissimo rischio. Tutto qua.

Il pensiero di Barbara Scifo

Una presa posizione si è registrata anche da parte di Barbara Scifo, capogruppo della lista civica Forum con Michela Palestra.

Io volevo innanzitutto ringraziare il sindaco per essersi assunta la responsabilità di chiarire in questa sede la sua posizione in merito a una vicenda che la Lega evidentemente invece preferisce gestire innanzi tutto sulle pagine dei giornali e poi in sede consiliare si sottrae al confronto. Troviamo questo modo di fare politica irrispettoso delle istituzioni e dei cittadini, che si riduce ad una pavida scorciatoia per ottenere, facendo al solito leva sulle paure delle persone, quel poco di visibilità pubblica che non sono in grado di conquistarsi con delle proposte politiche di reale interesse per la cittadinanza, e per sferrare l’ennesimo attacco personale all’assessore Ioli.

Lei, sindaco, leggendo anche la lettera dell’assessore, ha già fatto chiarezza su molti punti, ma prima di porle alcune domande, anche noi vogliamo ribadire sinteticamente, ma con determinazione alcune evidenze: innanzitutto l’assessore Ioli non è indagato, né accusato di alcun reato, a differenza di precedenti amministratori pubblici del nostro comune, appoggiati dalla Lega; secondariamente l’assessore Ioli, ospitando una persona agli arresti domiciliari non solo non sta violando la legge, ma sta piuttosto garantendo la massima collaborazione con le autorità giudiziarie per permettere l’esecuzione di una misura cautelativa concessa dal giudice perché ritenuta adeguata, come ben chiariscono le parole del giudice già citate in merito alla decisione di concedere gli arresti domiciliari al giovane somalo presso la famiglia Ioli.

Lei, sindaco, ha già anche ricordato che non sussiste alcuna formale incompatibilità tra il comportamento assunto da Ioli nella sua sfera privata e la sua carica amministrativa. Se la questione posta non è dunque di natura legale, dove sta il problema per la Lega? È evidente che è una questione tutta politica.

Si sostiene che Ioli, in quanto assessore non avrebbe dovuto ospitare una persona accusata di un reato grave. Lei, sindaco, ha già argomentato le ragioni per cui secondo lei questa posizione sia da respingere, ma le chiediamo di più. Le chiediamo: ravvede elementi per cui l’ospitalità che Ioli sta concedendo al giovane somalo stia in qualche modo interferendo con il corretto esercizio del ruolo di assessore del nostro comune, essendo questo l’unico e vero interesse da tutelare per i nostri concittadini?

Mi permetta però, presidente, prima di ascoltare la risposta del sindaco, di aggiungere qualche altra domanda. A noi pare che si voglia insinuare che l’assessore, ospitando una persona accusata di un reato grave, minimizzi la violazione della legge da parte del suo ospite. Ma come è possibile anche minimamente mettere in connessione un gesto solidaristico con l’approvazione implicita del reato imputato? Se l’assessore svolgesse attività di volontariato in carcere, la Lega chiederebbe le sue dimissioni? Se la risposta fosse positiva, saremmo davvero preoccupati.

A noi pare che dia fastidio che qualcuno non si limiti a predicare in astratto principi e ideali, ma sappia viverli con coerenza. Perché noi nell’agito dell’assessore intravediamo solo bellezza e generosità: non solo ha aperto le porte della propria casa a un richiedente asilo per aiutarlo a rifarsi una vita, ma – gesto ancora meno scontato – l’ha riaccolto nel momento della difficoltà.

Concludo dicendo che per noi qui si scontrano due visioni di politica e società diametralmente oppo-ste: da una parte l’opportunismo politico (e non l’opportunità politica) e la chiusura nei confronti dell’altro diverso; dall’altra, solidarietà e coscienza, il sogno di una società accogliente, unito all’impegno personale per costruirla. Ecco, noi sappiamo da che parte stare e rinnoviamo con forza a Enrico Ioli non solo la nostra fiducia nel suo operato di assessore, ma anche la nostra accresciuta sti-ma personale e le richiediamo, sindaco, se lei ritenga che la scelta di Ioli sollevi degli elementi di tipo ostativo per il corretto svolgimento del ruolo di assessore da lei affidatogli. Grazie.

La posizione di Edoardo Buroni

Edoardo Buroni, del Partito Democratico ha quindi esposto la posizione del suo gruppo:

Non sto a ripetere le considerazioni politiche già espresse dalla collega Scifo, con cui mi trovo pienamente d’accordo. Nel rispetto del regolamento, mi viene quasi da dire violato, e forse nemmeno conosciuto, da forze politiche come la Lega, che in questo modo si dimostra del tutto irrispettosa delle istituzioni e quindi dei cittadini da essa rappresentati. A beneficio dei colleghi leghisti, che forse se ne sono andati o forse no, ricordo che le dimissioni dell’assessore si chiedono o come ha riportato giustamente poco fa il dottor Pepe oppure attraverso una mozione di sfiducia. Non attraverso delle comunicazioni rispetto alle quali il presidente aveva per altro ricordato cosa prescrive il nostro regolamento. Desidero piuttosto porre una domanda al sindaco in merito alle sue comunicazioni.

Ma considerati il tema e la situazione non posso esimermi prima da una brevissima considerazione preliminare. A Enrico Ioli e alla sua famiglia vanno la vicinanza, il sostegno e la profonda stima mia personale e di tutto il nostro gruppo. Con la loro scelta di vita sono per tutti noi esempio di come sia possibile, per quanto molto difficile, come dimostra anche questa vicenda, coniugare convinzioni profonde e azioni concrete. Sono per altro lieto di constatare che diversi cittadini e altre autorevoli istituzioni del territorio si sono espressi al riguardo manifestando la propria solidarietà e il proprio apprezzamento nei confronti di Enrico Ioli e della sua famiglia.

Partendo quindi dal chiaro e inequivocabile presupposto che Enrico Ioli e la sua famiglia hanno agito con grande generosità umana e al contempo nel pieno rispetto delle leggi e delle regole giudiziarie, nonché con estrema cura per l’onorabilità personale dovuta a chiunque rivesta un ruolo pubblico – e dunque mi permetto di dire che l’osservazione della consigliera Piva non è pertinente, dato che la coerenza riguarderebbe un’eventuale colpa personale dell’assessore o una sua diminuzione del reato imputato al suo ospite, cosa che lui non ha fatto – desideravo quindi chiedere al sindaco se ritiene che la discrezione e la riservatezza tenute da Enrico Ioli in questa scelta privata e familiare – discrezione e riservatezza per altro tipiche di ogni sincera azione di carità – possono avere in qualche modo dimostrato una mancanza di chiarezza e di trasparenza nei confronti del primo cittadino, e quindi di tutta la cittadinanza, o se invece non vi sia stata alcuna scorrettezza nemmeno in tal senso e quindi non sia stata minimamente impattata la necessaria fiducia anche personale e politica che il sindaco deve riporre in ciascuno degli assessori da lui designati. Diciamo che dalle sue precedenti parole mi pare, signora sindaco, che la risposta sia evidente, ma ci terrei a chiederle una conferma in tal senso anche a beneficio di chi magari è di più dura cervice.

La replica di Michela palestra

Infine, sono arrivate le ultime risposte del sindaco Palestra

Molto sinteticamente non posso che ribadire i contenuti del mio intervento precedente. Quindi confermo – credo fosse implicito ma esplicito volentieri – che non vi è alcuna interferenza fra la scelta personale di vita fatta dall’assessore e lo svolgimento del suo ruolo. Quindi non c’è alcuna ripercussione, se cosi possiamo dire: l’operato è il medesimo, con il medesimo impegno e dedizione come siamo usi fare tutti quanti.

Riguardo al tema invece sollevato dal consigliere Buroni, non può essere intaccata minimamente la fiducia perché, l’ho detto e l’ho esplicitato, l’assessore Ioli mi ha messo a parte, a conoscenza, del percorso nel momento anche più complicato della decisione, in totale trasparenza rispetto a quella che era la sua situazione e le scelte che con la famiglia, quindi le scelte personali, stava facendo.

E poiché credo di avere argomentato ampiamente che ritengo che questo attenga una decisione, una scelta, personale di cui rilevo la coerenza, rilevo la consequenzialità rispetto alle azioni che abbiamo portato avanti come amministrazione, non ho ritenuto che questo fosse un tema che riguardasse la cittadinanza, riguardasse semmai la famiglia e le scelte personali, e quindi non avendo dubbi sul fatto che lo svolgimento del ruolo di assessore sarebbe stato proseguito nello stesso modo, serio e con impegno della precedente, nel momento precedente, non ho – pur sapendo quello che stava vivendo, ragionando attraverso l’assessore – non ho ritenuto che ci fosse alcuna notizia che riguardasse la cittadinanza in qualità di amministratore.

La conclusione di Antonio Castelli

Infine, il commento di chiusura è arrivato da Antonio Castelli di Arese Rinasce.

Noi restiamo dell’idea che quella dell’assessore Ioli è una scelta strettamente personale. Secondo noi nulla osta alla sua attività politica. Il sindaco ha dato le giuste e dovute delucidazioni, quindi per noi null’altro c’è da aggiungere e chiudiamo qui la storia.

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