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Cos’è il progetto alternanza scuola-lavoro

11 marzo 2016 – Cos’è l’alternanza scuola-lavoro di cui avete sentito parlare, anche su QuiArese, nei giorni scorsi? E’ il processo che ha portato otto ragazzi del liceo Russell a scrivere su queste pagine, e che ci viene illustrato dalla professoressa Raffaella Giampietro. L’idea di base è quella di permettere agli studenti di accedere a modalità di apprendimento parallele a quelle più tradizionali, ma che permettano loro, in contemporanea, di sviluppare delle competenze e almeno fornire loro uno sguardo su quello che è il mondo del lavoro. La miscela permette, nei casi più fortunati, di avvicinare gli studenti alla cultura e permette loro di viverla in maniera diretta.

In particolare il tutto si declina, nell’ambito dei licei, in duecento ore di stage da esaurire nel corso del triennio. Naturalmente l’attività sarà monitorata dalla scuola, rientrerà nel curriculum dello studente e fornirà, in specifici casi, dei crediti. Secondo la professoressa non esistono studenti lontani dal mondo del lavoro, anzi essi stessi sono già lavoratori, in quanto inseriti in un’attività produttiva, per cui afferma convinta che il progetto è pienamente utile ai ragazzi. Aggiunge anche che il progetto è un arricchimento della formazione culturale generale che il liceo fornisce, con il fine di semplificare agli studenti l’acquisizione di competenze e favorire la scelta professionale in futuro. Citando le parole della professoressa: “Vale la pena sottolineare che alternanza scuola-lavoro non significa solo operatività ma formazione alternativa ed educazione alla responsabilità e alla scelta autonoma”.

Le viene chiesto poi quali siano gli aspetti positivi che vanno valorizzati. Dopo la breve carrellata di prima, che di per sé sarebbe già sufficiente, la professoressa aggiunge che nei prossimi anni il progetto sarà funzionale alla lotta contro la dispersione scolastica, renderà gli studenti più responsabili e capaci di fornire possibilità di soluzioni alternative e metterà in risalto le capacità individuali e sociali, anche rapportate le une alle altre. Un altro aspetto su cui la docente si sofferma è la volontà del legislatore dell’acquisizione certificabile delle competenze, ovvero l’insieme delle risorse che chiunque mette in gioco in ambiente lavorativo.

A questo punto la domanda su quali siano gli aspetti negativi del progetto è inevitabile. E Giampietro stupisce ancora una volta, dichiarando che parlare di aspetti negativi è improprio. Di fatto la legge è l’attuazione di una norma che pende sulla scuola italiana da tempo. L’aspetto che a parere della docente va migliorato è l’informazione: la legge non è stata divulgata nel modo corretto e quindi male interpretata da molti studenti. Sostiene di lavorare anche su questo.

Raffaella Giampietro conclude con un’iniezione di entusiasmo. È soddisfatta di alcuni aspetti dell’attuazione del progetto quest’anno, li definisce come picchi di eccellenza, e tutti gli aspetti da migliorare le danno spunti per gli anni successivi in cui, è sicura, il progetto si evolverà. “Nessun progetto che si ripeta uguale di anno in anno avrebbe senso di esistere”, queste le sue parole. E lancia, forse involontariamente, un appello agli studenti: chiede loro di considerarsi privilegiati di essere accolti dalle aziende e di affrontare il progetto con entusiasmo, pazienza e resistenza alla fatica.

Servizio di Federico Isonni

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